UNO SGUADO SU PILKHANA
Il lavoro fotografico “Uno sguardo su Pilkhana” è stato reso possibile grazie ad un progetto di volontariato, nel quale sono stato coinvolto direttamente. Nell’ambito di tale iniziativa, ho viaggiato per tre anni (2018-2020) frequentando il quartiere di Pilkhana ad Howrah, in India.
Pilkhana è un quartiere di Howrah, città situata nel Bengala occidentale, accanto alla metropoli di Kolkata, in India. È noto per essere lo slum in cui è ambientato il bestseller di Dominique Lapierre, City of Joy. [1]
A pochi passi dalla stazione ferroviaria di Howrah, si trova l'area di Pilkhana, facilmente raggiungibile attraversando il celebre Howrah Bridge, che collega le due città di Howrah e Kolkata. Il ponte è attraversato ogni giorno da migliaia di persone, un traffico che è anche alimentato dalla presenza della stazione di Howrah, la più grande di tutta l'India, costruita dagli inglesi a metà dell'Ottocento quando Kolkata era la capitale del Paese.
Un tempo Howrah era un centro industriale pieno di piccole aziende siderurgiche, che hanno attirato lavoratori dalle campagne circostanti e dagli stati limitrofi. Tuttavia, la città non ha seguito uno sviluppo infrastrutturale adeguato, trovandosi oggi ad affrontare problemi cronici come traffico, sovrappopolazione e inquinamento. La forza lavoro emigrata dalle zone rurali si è rifugiata nei quartieri più economici, mettendo sotto pressione le già carenti infrastrutture. Queste migrazioni hanno trasformato alcune aree in slum privi di servizi essenziali, proprio come il quartiere di Pilkhana.
Il quartiere è abitato sia da famiglie indù che musulmane, tutte di umile estrazione economica e che sopravvivono grazie a piccoli lavori artigianali. Le famiglie musulmane e indù vivono su strade adiacenti, anche se le loro abitazioni rimangono separate. Ciononostante, il rispetto reciproco è palpabile, e i loro figli frequentano spesso le stesse scuole. Pilkhana è un intreccio di palazzi in gran parte non rifiniti o in stato di abbandono, con piccoli appartamenti e case basse lungo vicoli stretti e tortuosi.
L'alfabetizzazione è ancora un grande problema: molti genitori non hanno ricevuto un'istruzione, e questo si riflette sull'educazione dei loro figli. Per le strade si incontrano numerosi bambini e ragazzi, ma spesso le famiglie non riescono a offrire loro un percorso scolastico adeguato, né ne comprendono appieno l'importanza. Le ragazze, in particolare, sono penalizzate: nelle famiglie più povere, spesso devono rinunciare agli studi per aiutare in casa, e il rischio di matrimoni precoci – pur in diminuzione – resta ancora alto.
Eppure, nonostante tutte le difficoltà, passeggiare per le vie di Pilkhana regala una sensazione unica. Il traffico, gli odori, i suoni e i colori dipingono un luogo sospeso nel tempo, dove la gente vive la propria quotidianità con calma, aspettando che il giorno passi. Sempre con dignità, e sempre con un sorriso.
[1] Il libro The City of Joy è ambientato nella baraccopoli di Anand Nagar, che si trova nella zona di Pilkhana. Il personaggio di Stephan Kovalski è basato sulla vita di Gaston Dayanand, un infermiere svizzero, che si è trasferito in India nel 1972 e ha dedicato la sua vita a migliorare il benessere degli abitanti dei bassifondi.
Pilkhana è un quartiere di Howrah, città situata nel Bengala occidentale, accanto alla metropoli di Kolkata, in India. È noto per essere lo slum in cui è ambientato il bestseller di Dominique Lapierre, City of Joy. [1]
A pochi passi dalla stazione ferroviaria di Howrah, si trova l'area di Pilkhana, facilmente raggiungibile attraversando il celebre Howrah Bridge, che collega le due città di Howrah e Kolkata. Il ponte è attraversato ogni giorno da migliaia di persone, un traffico che è anche alimentato dalla presenza della stazione di Howrah, la più grande di tutta l'India, costruita dagli inglesi a metà dell'Ottocento quando Kolkata era la capitale del Paese.
Un tempo Howrah era un centro industriale pieno di piccole aziende siderurgiche, che hanno attirato lavoratori dalle campagne circostanti e dagli stati limitrofi. Tuttavia, la città non ha seguito uno sviluppo infrastrutturale adeguato, trovandosi oggi ad affrontare problemi cronici come traffico, sovrappopolazione e inquinamento. La forza lavoro emigrata dalle zone rurali si è rifugiata nei quartieri più economici, mettendo sotto pressione le già carenti infrastrutture. Queste migrazioni hanno trasformato alcune aree in slum privi di servizi essenziali, proprio come il quartiere di Pilkhana.
Il quartiere è abitato sia da famiglie indù che musulmane, tutte di umile estrazione economica e che sopravvivono grazie a piccoli lavori artigianali. Le famiglie musulmane e indù vivono su strade adiacenti, anche se le loro abitazioni rimangono separate. Ciononostante, il rispetto reciproco è palpabile, e i loro figli frequentano spesso le stesse scuole. Pilkhana è un intreccio di palazzi in gran parte non rifiniti o in stato di abbandono, con piccoli appartamenti e case basse lungo vicoli stretti e tortuosi.
L'alfabetizzazione è ancora un grande problema: molti genitori non hanno ricevuto un'istruzione, e questo si riflette sull'educazione dei loro figli. Per le strade si incontrano numerosi bambini e ragazzi, ma spesso le famiglie non riescono a offrire loro un percorso scolastico adeguato, né ne comprendono appieno l'importanza. Le ragazze, in particolare, sono penalizzate: nelle famiglie più povere, spesso devono rinunciare agli studi per aiutare in casa, e il rischio di matrimoni precoci – pur in diminuzione – resta ancora alto.
Eppure, nonostante tutte le difficoltà, passeggiare per le vie di Pilkhana regala una sensazione unica. Il traffico, gli odori, i suoni e i colori dipingono un luogo sospeso nel tempo, dove la gente vive la propria quotidianità con calma, aspettando che il giorno passi. Sempre con dignità, e sempre con un sorriso.
[1] Il libro The City of Joy è ambientato nella baraccopoli di Anand Nagar, che si trova nella zona di Pilkhana. Il personaggio di Stephan Kovalski è basato sulla vita di Gaston Dayanand, un infermiere svizzero, che si è trasferito in India nel 1972 e ha dedicato la sua vita a migliorare il benessere degli abitanti dei bassifondi.
The photographic work “A Look at Pilkhana” was made possible through a volunteer project in which I was directly involved. As part of this initiative, I traveled for three years (2018-2020), spending time in the Pilkhana neighborhood of Howrah, India.
Pilkhana is a neighborhood in Howrah, a city in West Bengal, adjacent to the metropolis of Kolkata, India. It is known for being the slum depicted in Dominique Lapierre's bestseller, City of Joy. [1]
Just a short walk from Howrah railway station lies Pilkhana, accessible by crossing the famous Howrah Bridge, which connects the two cities of Howrah and Kolkata. The bridge is crossed daily by thousands of people, and the heavy traffic is also fueled by the presence of Howrah station, the largest in all of India, built by the British in the mid-1800s when Kolkata was the country's capital.
Howrah was once an industrial hub filled with small steel factories, attracting workers from the surrounding countryside and neighboring states. However, the city has not kept pace with adequate infrastructural development and now faces chronic issues like traffic congestion, overpopulation, and pollution. Migrant workers from rural areas have settled in the more affordable neighborhoods, putting further strain on the already limited infrastructure. These migrations have turned some areas into slums lacking basic services, much like the neighborhood of Pilkhana.
The area is home to both Hindu and Muslim families, all from low-income backgrounds, living day-to-day through small artisanal jobs. Muslim and Hindu families live on adjacent streets, though their homes remain separate. Despite this, there is a sense of mutual respect, and their children often attend the same schools. Pilkhana is a maze of buildings, most of which are unfinished or in need of repair, with small apartments and low houses lining narrow, winding alleys.
Illiteracy is a major issue here: many parents have not received an education, and this impacts their children's development. On the streets, one encounters many children and young people, but often families cannot provide them with proper schooling or do not fully grasp its importance. Girls, in particular, are at a disadvantage: in poorer families, they are often expected to stay at home to help, and the risk of early marriage – although on the decline – is still prevalent.
Yet, despite all these difficulties, walking through the streets of Pilkhana offers a unique feeling. The traffic, the smells, the sounds, and the colors create an atmosphere of a place suspended in time, where people quietly wait for the day to pass. Always with dignity, and always with a smile.
[1] The book The City of Joy is set in the slum of Anand Nagar, which is in the Pilkhana area. The character Stephan Kovalski is based on the life of Gaston Dayanand, a Swiss nurse who moved to India in 1972 and dedicated his life to improving the well-being of the slum’s residents.
Pilkhana is a neighborhood in Howrah, a city in West Bengal, adjacent to the metropolis of Kolkata, India. It is known for being the slum depicted in Dominique Lapierre's bestseller, City of Joy. [1]
Just a short walk from Howrah railway station lies Pilkhana, accessible by crossing the famous Howrah Bridge, which connects the two cities of Howrah and Kolkata. The bridge is crossed daily by thousands of people, and the heavy traffic is also fueled by the presence of Howrah station, the largest in all of India, built by the British in the mid-1800s when Kolkata was the country's capital.
Howrah was once an industrial hub filled with small steel factories, attracting workers from the surrounding countryside and neighboring states. However, the city has not kept pace with adequate infrastructural development and now faces chronic issues like traffic congestion, overpopulation, and pollution. Migrant workers from rural areas have settled in the more affordable neighborhoods, putting further strain on the already limited infrastructure. These migrations have turned some areas into slums lacking basic services, much like the neighborhood of Pilkhana.
The area is home to both Hindu and Muslim families, all from low-income backgrounds, living day-to-day through small artisanal jobs. Muslim and Hindu families live on adjacent streets, though their homes remain separate. Despite this, there is a sense of mutual respect, and their children often attend the same schools. Pilkhana is a maze of buildings, most of which are unfinished or in need of repair, with small apartments and low houses lining narrow, winding alleys.
Illiteracy is a major issue here: many parents have not received an education, and this impacts their children's development. On the streets, one encounters many children and young people, but often families cannot provide them with proper schooling or do not fully grasp its importance. Girls, in particular, are at a disadvantage: in poorer families, they are often expected to stay at home to help, and the risk of early marriage – although on the decline – is still prevalent.
Yet, despite all these difficulties, walking through the streets of Pilkhana offers a unique feeling. The traffic, the smells, the sounds, and the colors create an atmosphere of a place suspended in time, where people quietly wait for the day to pass. Always with dignity, and always with a smile.
[1] The book The City of Joy is set in the slum of Anand Nagar, which is in the Pilkhana area. The character Stephan Kovalski is based on the life of Gaston Dayanand, a Swiss nurse who moved to India in 1972 and dedicated his life to improving the well-being of the slum’s residents.